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Istat: in Italia istruzione sotto la media Ue

05 Novembre 2019

    da "IL SOLE 24 ORE"

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    In Italia, i livelli di istruzione della popolazione sono in aumento ma restano ancora inferiori a quelli medi europei; sul divario incide la bassa quota di titoli terziari. Lo certifica l'Istat nel report “Livelli di istruzione e ritorni occupazionali” , diffuso ieri, secondo il quale crescono i giovani che abbandonano gli studi e tra i diplomati si registra l’incidenza maggiore di Neet, ovvero di giovani che non studiano e non lavorano. Aumenta poi il divario di istruzione tra italiani e stranieri e, in generale, cresce il vantaggio occupazionale della laurea rispetto al diploma.

    Istruzione in aumento, ma non basta
    In Italia, la quota di 25-64enni in possesso di almeno un titolo di studio secondario superiore (che rappresenta, dice l’Istat, il principale indicatore per valutare il livello di istruzione formale conseguito in un Paese9 è stimata al 61,7%nel 2018 (+0,8 punti percentuali sul 2017), un valore molto inferiore a quello medio europeo, pari a 78,1% (+0,6 punti sul 2017). Su questa differenza incide la bassa quota di 25-64enni con un titolo di studio terziario: meno di due su dieci in Italia (19,3%, +0,6 punti rispetto all’anno precedente) contro oltre tre su dieci in Europa (32,3%, +0,8 punti rispetto all’anno precedente). Il trend degli ultimi anni è positivo; tuttavia, tra il 2014 e il 2018 la quota di popolazione con laurea ha avuto una crescita più contenuta di quella Ue (2,4 punti contro
    3 punti).

    Sempre più giovani abbandonano gli studi
    Anche se in presenza di «notevoli progressi» sul fronte degli abbandoni scolastici, nel nostro paese la quota di 18-24enni che posseggono al più un titolo secondario inferiore e sono fuori dal sistema di istruzione e formazione sale al 14,5% nel 2018 (598 mila giovani) dopo la stazionarietà del 2017 e il sensibile calo registrato fino al 2016. Questo indicatore rientra tra quelli previsti dalla Strategia Europa 2020 sull'istruzione, che fissa il target europeo al 10%. Tale obiettivo è vicino per la Ue28 e per il Regno Unito e la Germania mentre in Francia è stato superato da diversi anni. In Italia, il differenziale rispetto al valore medio europeo è ancora pari a -3,9 punti nel 2018. L'uscita precoce dagli studi, dice l’Istat, è più accentuata per i giovani stranieri - 37,6% contro 12,3% degli italiani - per i quali nell’ultimo anno si registra un peggioramento (+4,5 punti contro +0,2 punti negli italiani) dopo i progressi degli anni precedenti. Dal punto di vista territoriale, i divari sono ampi: labbandono degli studi prima del completamento del sistema secondario superiore o della formazione professionale raggiunge il 18,8% nel Mezzogiorno, scende al 12,2% nel Nord e registra il minimo al Centro (10,7%).

    Diplomati, 1 su 4 è Neet
    Nel 2018, l'incidenza dei Neet (Not in education, employment or training) è pari al 24,8% tra i diplomati, al 22,7% tra chi ha al più un titolo secondario inferiore mentre scende al 20,2% tra i laureati. La quota di Neet è minima tra i 15-19enni (11,2%) - in gran parte ancora studenti - e raggiunge il 30,9% tra i 25-29enni.Tra i 15-19enni, un Neet su due è alla ricerca, più o meno attiva, di un lavoro, percentuale che sale al 76,1% tra i 20-24enni ed è pari al 68,8% tra i 25-29enni. Nel Mezzogiorno l'incidenza dei Neet è più che doppia(33,8%) rispetto al Nord (15,6%) e molto più alta di quella rilevata al Centro (19,6%).

    Donne più colte, ma meno occupate
    Tra i maggiori paesi europei, Italia e Spagna hanno in comune il marcato vantaggio delle donne nei livelli di istruzione. Nel nostro Paese, dice l’Istat, donne almeno diplomate sono il 63,8% contro il 59,7%degli uomini mentre la differenza di genere nella media Ue è meno di un punto percentuale. In generale, poi, il vantaggio occupazionale dei laureati è decisamente in crescita. Rispetto agli uomini, dice l’Istat, le donne conseguono più elevati livelli di istruzione e maggiori vantaggi occupazionali al crescere del livello di istruzione, ma i tassi di occupazione restano ampiamente inferiori. In particolare lo studio evidenzia che sono il 27,8% i 30-34enni con un titolo di laurea, 32,5% al Nord, 29,9% al Centro, 21,2% nel Mezzogiorno. I divari territoriali sono in aumento negli anni: 33,6% è il tasso di occupazione dei 18-24enni che abbandonano precocemente gli studi; 78,4% è il tasso di occupazione dei 30-34enni laureati.

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